La sicurezza è un trade-off, anche in volo

scatola nera

Bureau d’Enquetes et d’Analyses, via Associated Press

Adoro la sicurezza aerea.

L’adoro perché la ritengo la massima espressione di metodologie e tecniche di sicurezza che l’umanità abbia (per ora) mai raggiunto.

Questo perché

  • lavora contro natura: volare è una delle poche cose che gli umani non possono fare, quindi farlo significa andare fondamentalmente contro la nostra natura,
  • salva realmente delle vite: se un aereo cade, muoiono tutti (non sempre,m ma chi vuole sfidare le probabilità?),
  • coinvolge tantissime persone: magari la sicurezza aerospaziale può essere migliore, ma di sicuro riguarda molte meno persone,
  • ha una capacità incredibile di trovare e applicare le lessons learned: gli investigatori di sicurezza aerea sono tra i migliori al mondo, sangue freddo, esperti reali e riconosciuti, e sempre mirati a trovare la causa del perché si è verificato un incidente,
  • è pragmatica: il focus è sempre risolvere il problema nel modo più rapido possibile, e trovare la soluzione migliore affinché l’incidente non si ripeta mai più,
  • ha conseguenze enormemente visibili: tutti odiano la sicurezza aeroportuale, no?

Ma, come tutte le metodologie di sicurezza nel mondo, implica sempre un trade-off.
Necessita sempre di trovare un equilibrio.

Nel recente passato due eventi hanno cambiato molto le procedure, i controlli e in generale la sicurezza aerea.

9/11

Gli attacchi dell’11 settembre sono stati una pietra miliare nella sicurezza aerea, perché mostrarono a tutti l’anello più debole (ai tempi) della catena della sicurezza: il rischio che qualcuno potesse prendere il controllo dell’aereo.

La IATA (l’associazione mondiale delle compagnie aeree) ha pubblicato qualche anno fa un’ottima analisi su come la sicurezza aerea è cambiata dopo l’11 settembre (qui il PDF).

Uno dei punti più interessanti della timeline riportata nell’analisi è questo

Entro il primo marzo 2002, tutte le maggiori compagnie aeree USA completarono l’installazione delle modifiche alle porte della cabina di pilotaggio.

Solo 4 mesi dopo gli attacchi e dopo che il Rapid Response Team della FAA (l’ente del governo statunitense per l’aviazione civile) raccomandò la modifica. Entro il novembre 2003 tutti gli aerei del mondo con più di 60 passeggeri avevano il nuovo standard per le porte.

Quelle porte ora possono resistere ad un’esplosione di una granata.

Il disastro di Tenerife

Il disastro di Tenerife è un’altra pietra miliare nella sicurezza aerea. Non tanto per l’impatto tragico ma limitato come vittime e sulla vita di chiunque, quanto mostrò un altro anello debole della catena, forse il più debole di tutti: l’essere umano.

Gli umani sono esseri fallibili, e prima di Tenerife chiunque pensava che il capitano non lo fosse. Ma il capitano è anche lui un essere umano come tutti gli altri, può sbagliare come tutti e, a differenza di molti, i suoi errori costano molte vite.

L’incidente non solo ha cambiato le procedure di comunicazione tra cabina e torre di controllo (anche se non fu abbastanza, vedi il disastro di Linate), ma ancora più importante cambiò il ruolo del capitano. Per sempre.

Non più un uomo solo al comando, ma dei rapporti gerarchici più rilassati, e un nuovo set di procedure di allenamento e operative chiamato Crew Resource Management (CRM) sono state implementate su l’intera industria dell’aviazione civile.

E adesso l’incidente Germanwings

Siamo al presente.

Come riportato dal New York Times con uno scoop da scuola di giornalismo, non solo il disastro è stato causato da un uomo solo ai comandi, ma l’altro pilota è rimasto fuori, bloccato dallo stesso meccanismo delle porte pensato per evitare un dirottamento.

E il meccanismo, sfortunatamente per le vittime, ha funzionato benissimo.

Questo è il trade-off

Il meccanismo di blocco delle porte è fatto male? No.
Ha causato la morte di molte persone? Probabilmente sì.
Ha protetto molti voli dall’essere dirottati facilmente come negli attacchi dell’11 settembre? Probabilmente sì.

Penso che le regole della sicurezza aerea cambieranno ancora, provando a proteggerci tutti da ogni tipo di minaccia e ogni tipo di rischio mentre voliamo lassù.

Penso anche che l’attitudine di imparare costantemente sia la chiave del successo della sicurezza aerea, e il perché volare è ancora il modo più sicuro di viaggiare.

Penso fortemente che ogni azione che viene intrapresa per contrastare un rischio abbia conseguenze, trade-off e necessiti di trovare un equilibrio. Che può includere ritardi per i controlli all’aeroporto, passeggeri frustrati e, in casi estremi, anche delle morti.

Questo è vero per la sicurezza aerea, ma è vero per tutte le forme di sicurezza, inclusa la sicurezza IT e la Cyber Security.

In definitiva credo che tutti noi dobbiamo imparare dalla sicurezza aerea su come mitigare i rischi e contrastare le minacce e come applicare, velocemente e con efficacia, delle lessons learned imparate in modo così doloroso.

E naturalmente affrontare le conseguenze delle scelte che vengono fatte.

Siete d’accordo? Cosa pensate voi?

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